venerdì 27 gennaio 2017

La vita è bella


Roberto Benigni fa ormai parte integrante della storia dello spettacolo italiano. Un uomo che ha saputo ritagliarsi uno spazio non categorizzabile, dove ci può stare e ci sta solo lui. Nonostante sapessimo già quanto fosse grande il suo talento, con questo film credo che sia riuscito a prenderci tutti alle spalle.

Anni ‘30. Guido Orefice, ebreo, decide di trasferirsi in città, ad Arezzo, con un suo amico con l’obiettivo di trovare un lavoro. Qui conosce e si innamora di Dora. Con la sua innamorata follia riesce a conquistarla e a sposarla. Sei anni dopo cominciano le deportazioni degli ebrei e Guido, insieme a suo zio e al figlioletto viene portato in un campo di concentramento. Dora decide di seguirli.

Questo film è idealmente diviso in due parti. La prima è molto frizzante, i toni sono quelli della commedia, ricca di gag e trovate geniali “alla Benigni”. La seconda decisamente più drammatica. Ed è soprattutto la seconda parte quella che sorprende, poichè viene fuori un Benigni che non sospettavamo, nonostante ci avesse abituati praticamente a tutto.

La cosa più fastidiosa di questo film sono quelli che non l’hanno capito.

Ho sentito gente che l’ha criticato per le inesattezze storiche o per l’irrealtà di certe situazioni. Altri l’hanno criticato perchè a loro giudizio manifestava un atteggiamento troppo leggero su una delle pagine più tragiche della nostra storia.
Quello che queste persone non hanno capito è che “La vita è bella” non si propone come un film storico. L’olocausto è solo il palcoscenico, dove l’obiettivo è mettere in scena ben altro.

“La vita è bella” è un film, anzi una favola, che parla soprattutto d’amore, quello di un uomo disposto a tutto pur di seguire la donna che ama e di proteggere suo figlio dagli orrori della guerra. Le gag “comiche” ambientate all’interno del lager, dove c’è ovviamente ben poco da ridere, hanno tutt’altro scopo che farci ridere come se stessimo vedendo una normale commedia. Sono risate amare, provocate da un uomo che è disposto anche al sacrificio personale purchè il figlio non veda quello che vede anche lui. E la tragicità dello sfondo è solo un modo per rafforzare ancora di più l’idea di quanto possano viaggiare lontano certi sentimenti.

Amore incondizionato e senza limiti, grazie al quale “la vita è bella” anche quando si è immersi nel peggiore degli orrori.
A sottolineare ancora di più la poesia della favola, c’è la bellissima colonna sonora di Nicola Piovani.

Il film ha vinto tre premi Oscar: miglior film straniero, migliore colonna sonora, miglior attore protagonista (Roberto Benigni).

Alla fine anche i più cinici hanno difficoltà a trattenere le lacrime!


"Buongiorno, principessa!"

La storia infinita


Chi smette di sognare non sopravvive.

Bastian viene costantemente preso di mira dai suoi compagni di classe bulli. Una mattina, per sfuggire a questi, finisce per nascondersi in una libreria. Incuriosito da uno dei libri, lo ruba e lo legge di nascosto nella cantina della scuola. Ma non sa che ciò che sta leggendo, succede in tempo reale nel magico mondo di Fantasia...

Quest'avventura fantastica, a tratti un po' ingenua forse, ha fatto volare con la fantasia milioni di bambini...me compreso. Tanti personaggi fantastici, tanti posti meravigliosi e l’eterna lotta tra bene e male. Certo risente un po’ del tempo che è passato e rivisto oggi risulta decisamente “pupazzoso”, ma poco importa.

Una storia che vuole sottolineare l'importanza di sognare e della fantasia, come evasione dal mondo frenetico e fastidiosamente razionale nel quale viviamo, che nel regno di Fantasia si manifesta sotto forma di una nube tempestosa chiamata Nulla che inghiotte tutte.

La colonna sonora penso che la conosciamo tutti ed è un capolavoro, frutto nientemeno che di Giorgio Moroder!

Sfortunatamente la sete di denaro tipica di Hollywood ha fatto sì che venissero prodotti altri due seguiti che il sottoscritto vi esorta ad evitare come la peste.

Come se non bastasse si vocifera che sia in cantiere un remake...confidiamo nei Maya.


"E' più facile dominare chi non crede in niente ed è questo il modo più sicuro di conquistare il potere."

La spada nella roccia


Senza nulla togliere ai bellissimi capolavori di Pixar & Co., ma i film come “La spada nella roccia” sono gli unici che meritano di essere catalogati come film d’animazione.

Artù, detto Semola, è un ragazzo che vive e lavora come sguattero nel castello di Sir Ettore. Incontrerà per caso Mago Merlino, che deciderà di aiutarlo ad imparare a vivere...

Questo è secondo me il miglior film in assoluto della filmografia Disney, per tanti motivi.

Meno scontato e smielato di tanti altri che parlano sempre di principi azzurri e principesse da salvare, questo film sottolinea l’importanza dell’istruzione come unica arma di emancipazione da una società basata sul controllo e sul potere dittatoriale. Semola verrà trasformato in vari animali e di volta in volta inserito nei vari contesti dove vale normalmente la legge della giungla. Tramite queste esperienze imparerà a capire come l’uso del cervello può essere di gran lunga più importante dell’uso della forza.
Ancora oggi c’è tanto da imparare da un film come questo.

Nonostante rimanga un film divertente anche per un bambino, è forse tramite gli occhi di un adulto che si possono cogliere le migliori sfumature.

Dal punto di vista tecnico è eccezionale. Ci dobbiamo ricordare che i disegni sono tutti fatti a mano e la fluidità di certe scene rasenta quella di un film tradizionale.

Anche le musiche sono bellissime, nonchè le varie canzoncine, dai toni sicuramente meno favolistici del solito.

E’ uno dei primi film Disney che io ricordi e lo guardo sempre molto volentieri.



"Anacleto, guarda che ti faccio diventare uomo!"