giovedì 26 gennaio 2017

La sottile linea rossa


Un cast ricchissimo, composto da star che hanno accettato anche parti minori pur di comparire. A venti anni di distanza dal suo ultimi film, Terrence Malick, uno dei registi più pignoli di sempre, dà vita ad un capolavoro unico nel suo genere.

Novembre 1942, Seconda Guerra Mondiale. La compagnia fucilieri Charlie è impegnata nella conquista di Guadalcanal, nelle isole Salomone, dove ha la sede un’importante base aerea. Per arrivarci, però, bisogna conquistare una collinetta presidiata dai giapponesi, e difesa con le unghie e con i denti, in quella che sarà una battaglia molto sanguinolenta. Quante vite umane costerà quel piccolo pezzo di giungla?

Terrence Malick è uno di quei registi che si sono inconsapevolmente costruiti attorno un alone di mistero tale da renderlo affascinante a prescindere. Personaggio schivo, riservato, totalmente estraneo ai riflettori e alle interviste, nonostante abbia diretto pochissimi film è considerato un assoluto fuoriclasse del mestiere.

Certo, raccontata così la trama assomiglia molto a quella di un qualunque altro film di guerra, ma non è cosi. “La sottile linea rossa” non è un film di guerra, ma un film che parla di guerra. Vi basti sapere che per i primi 40 minuti non parte neanche un colpo...

A differenza dei vari "Salvate il soldato Ryan", "Apocalypse Now", "Platoon", ecc. questo è un film dove non è la guerra la protagonista. I protagonisti sono più che altro i risvolti psicologici che la guerra provoca nei suoi partecipanti. Le riflessioni, i pensieri, anche esistenziali, che si ritrova a fare un ragazzo di venti anni costretto ad andare al fronte a guardare l'orrore in faccia. E soprattutto a sparare ad un ragazzo di vent’anni esattamente come lui, ma che le circostanze hanno piazzato dall’altra parte della barricata.

Non c’è un personaggio principale, e non esiste il classico schema protagonista-antagonista. Esiste solo una carrellata di personaggi, alcuni dei quali sono solo un po’ più importanti degli altri. Il film si centra molto sul loro vissuto, sulle loro personalità, lasciando parlare la loro anima in un contesto estremo come quello di una delle guerre più sanguinose della storia.

Per chi cerca l’azione, lo sconsiglio vivamente. Il film risulta complessivamente lento, ma in questo caso si tratta di un pregio. Il montaggio originale contava circa sei ore di pellicola. Con i tagli effettuati, sono state notevolmente ridotte le parti di molti personaggi e addirittura eliminati alcuni dei protagonisti, tra cui Bill Pullman, Mickey Rourke, Viggo Mortensen, Gary Oldman e Martin Sheen, che infatti non compaiono nei titoli di coda.

Un film senza eroi, come del resto non lo è la guerra, ma una lunga riflessione sul senso che ha tutto questo. Si attacca, si spara, si uccide, si muore...ma tutto questo perchè? A che serve? Qual è il nostro ruolo in un sistema del genere?

A separare la lucidità dalla follia esiste solo una sottile linea rossa.

Candidato a 7 Oscar, non ha portato a casa neanche una statuetta. Vergognoso.

Le musiche sono di Hans Zimmer.

Soldato Witt: "Lei non si sente mai solo?"

Sergente Edward Welsh: "Solo in mezzo alla gente."

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