giovedì 26 gennaio 2017

The Blair Witch Project


Il problema del 99,9% dei film horror è che non fanno quello che dovrebbero: fare paura. Di solito la "paura" (se così si può chiamare) provocata da tali film è basata essenzialmente sulla tecnica del "BU". Ovvero di tanto in tanto un bel rumore cacofonico a tutto volume irrompe nella sala cinematografica, per accompagnare anche solo una mosca che si posa sul tavolo ed ecco lì che noi facciamo un salto sulla poltrona. "E grazie al cazzo" aggiungerei io, per usare un francesismo. Ma questa non è "paura"; è solo la reazione istintiva ad uno stimolo improvviso. Chiunque zomperebbe sulla poltrona. In altre parole: so' boni tutti a fa' paura così. Ma la paura è un'altra cosa...

Il film di oggi è secondo me un capolavoro di cinema e originalità a 360°, che vince sotto tutti i punti di vista.

Si tratta di un horror, anche piuttosto semplice. Tre studenti di cinema girano un documentario sulla fantomatica strega di Blair, una tizia cacciata per stregoneria dalla sua cittadina (Blair appunto) e costretta quindi a rifugiarsi nel bosco vicino. Misteriose sparizioni però alimentano il mito che la tizia sia una strega. Avventuratisi nel bosco alla ricerca di tracce, i tre ragazzi finiscono nei guai...

Cos'è che rende questa pellicola un caso più unico che raro?

Tanto per cominciare la campagna pubblicitaria, efficacissima. Il film infatti fu pubblicizzato su internet e spacciato per un vero documentario, al punto che ancora oggi c'è gente che dubita che si tratti solo di un film. Non a caso il film stesso inizia con un disclaimer che avverte lo spettatore che quello che sta per vedere è il materiale ritrovato dei tre ragazzi e che si tratta quindi di un resoconto vero. Geniale, ha creato un hype spaventoso, considerato che era praticamente una produzione amatoriale.

Il film inoltre è girato tutto in soggettiva dai tre attori, tramite due telecamere, una a colori e una in bianco e nero. Questo crea in alcuni spettatori un po' di mal di mare, ma io la considero una genialata, perchè il grado di coinvolgimento che crea è totale, e ciò è FONDAMENTALE per un film horror. Tra l'altro sono i tre attori stessi a girarlo, dopo aver seguito un breve corso di macchina da presa. In fase di riprese, poi, non avevano contatti con la produzione. Ricevevano quotidianamente degli appunti, una specie di filo conduttore da seguire, dopo di che il resto era affidato all'improvvisazione. Man mano che si andava avanti, si addentravano sempre più nel bosco e con sempre meno cibo. La tensione e lo stress emotivo raggiunto verso la fine erano ai massimi livelli, per cui la paura che traspare dai loro occhi risulta essere davvero naturale. Metodo rischioso, ma non si può dire che non abbia dato i suoi frutti.

La recitazione anche è ai massimi livelli, considerando che si tratta di attori sconosciuti alla prime armi alle prese con l'improvvisazione: tanto di cappello.

In definitiva, molti l'hanno bocciato per l'effetto "mal di mare". Io lo promuovo per l'originalità e perchè è l'UNICO horror nella storia del cinema che ha provocato in me quello che mi aspetto da un horror.

Chi ama il cinema tradizionale, le trame lineari, i mostri in CGI spiattellati in bella mostra a squarciare gente, ne stia lontano.

Come tutti i film di successo, ne è stato fatto un seguito, girato però in modo tradizionale. Ecco, lasciatelo nel dimenticatoio.


"Ho paura di chiudere gli occhi...e ho paura di aprirli"

Nessun commento:

Posta un commento