martedì 24 gennaio 2017

Blood Diamond


Uno dei problemi del capitalismo occidentale è aver perso completamente di vista cosa c’è dietro ogni singolo acquisto che facciamo. Ad esempio quando viene comprato un diamante, si ignora, o spesso si fa finta di ignorare, quanto possa essere insanguinato.

Danny Archer è un mercenario invischiato nel contrabbando di diamanti tra il Sierra Leone e la Liberia. Conoscerà casualmente Solomon, un pescatore, prelevato a forza dal suo villaggio e messo a pescare diamanti in miniera, mentre la moglie è stata deportata e il figlio rapito e inserito nell’esercito dei ribelli locali. Solomon diventerà improvvisamente molto importante per Danny, non appena quest’ultimo verrà a sapere che l’uomo ha rinvenuto un rarissimo e preziosissimo diamante rosa. Gli proporrà dunque uno scambio: il diamante in cambio dell’aiuto a ritrovare la famiglia. A loro si unirà la giornalista Maddy Bowen, alla ricerca di informazioni per scrivere un articolo di denuncia sul traffico dei diamanti.

Il film denuncia proprio il commercio dei diamanti dal Sierra Leone verso l'Inghilterra, che finisce per finanziare la locale guerra civile e la violazione dei diritti umani ai danni di uomini (usati come schiavi per estrarre le pietre preziose), donne (spesso stuprate e uccise) e bambini (usati come baby soldati).
Un film duro, di denuncia, che partendo da un problema locale, apre gli occhi verso un problema di carattere globale, poichè c’è sangue versato in molto di ciò che compriamo noi occidentali, senza purtroppo rendercene conto.

Uno dei punti di forza del film è rappresentato dagli attori. Leonardo Di Caprio è, ancora una volta, perfettamente nel ruolo, interpretando il cinico mercenario in maniera impeccabile. Ennesimo applauso per lui che da diversi anni ormai non fallisce un ruolo che sia uno, risultando in effetti il mio attore preferito. Mi chiedo solo cosa aspetti l’Accademy ad assegnargli un Oscar... (Pervenuto! Aggiornamento del 24/1/2017)
Bravi anche Jennifer Connelly (anche lei una delle mie attrici preferite) e Djimon Hounsou, abituato ormai al ruolo dello schiavo, che offre un’interpretazione meritevole di una nomination.

Il ritratto di un’Africa martoriata da secoli di saccheggio occidentale e lotte intenstine, che schiaccia lo spettatore in una condizione di totale impotenza verso una terra che “Dio ha abbandonato molto tempo fa”.

"Tu penserai che io sia il diavolo, ma credimi, è solo perché sono vissuto all'inferno e voglio uscirne!"

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