martedì 24 gennaio 2017

Duel


In soli tredici giorni l’allora venticinquenne Steven Spielberg realizza un film entrato nella storia e che gli spiana la strada del successo.

David Mann è un commesso viaggiatore, costretto ad un viaggio di lavoro molto lontano da casa. Mentre percorre con la sua automobile una di quelle classiche strade americane lunghissime che attraversano il deserto, verrà preso di mira da un’autocisterna che cercherà in tutti i modi di farlo andare fuori strada e ucciderlo.

Quello che ho appena scritto è più o meno il racconto di tutto il film. Pochi dettagli conosciamo del nostro protagonista. Meno che mai del cattivo di turno che addirittura non ha neanche un volto. In effetti i vetri scuri dell’autocisterna la fanno apparire quasi una creatura vivente a se stante (significativo il fatto che la sua inevitabile “morte” alla fine sarà accompagnata da un lamento-rumore preso da un film di serie B del passato su mostri simili a Godzilla), decisa nel suo intento omicida apparentemente senza motivo. Anche il movente di tutto non c’è: il mostro uccide perchè sì.

Il giovane Spielberg riesce a realizzare, con pochissimi mezzi, un thriller on the road davvero ben fatto, che alimenta tensione ad ogni minuto che passa. L’ambientazione poi contribuisce a creare la classica atmosfera da uomo solo alle prese con un problema vitale, che sarà ripresa tantissime volte in tanti altri film di successo. Elemento originale del genere: il tutto avviene alla luce del giorno.

E pensare che inizialmente il film era destinato alla TV. L’enorme successo ha “costretto” il regista ad aggiungere qualche minuto e a trasferirlo nelle sale cinematografiche, risquotendo un enorme successo.

Da vedere assolutamente, se non altro per vedere com’è nata una stella.

“Non si può mai dire, non si può mai dire. Uno crede che certe cose siano abbastanza naturali: come per esempio guidare la macchina senza che qualcuno cerchi di ammazzarti. E invece tutto a un tratto qualcosa cambia e per mezz'ora della tua vita perdi ogni contatto con il mondo civile e ti senti come se fossi di nuovo un selvaggio nella giungla.”

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