martedì 24 gennaio 2017

Avatar


James Cameron scrive, produce e dirige uno dei film più costosi e redditizi della storia del cinema, trionfo degli effetti speciali e della tecnica del 3D. Anche se rimane il sapore di qualcosa già vista...

“A Simò, troppo fico Avatar, l’hai visto?”
“No...”
“Praticamente ci stanno questi che scoprono un nuovo mondo, no!? Dove c’è un minerale preziosissimo e loro lo vogliono.”
“Mmmm...sembra...”
“Aspetta, aspetta! Solo che ovviamente non è che possono prendere e attaccare così, quindi cercano una soluzione più diplomatica...e così entra in scena il nostro protagonista, che è ansiosissimo di conoscere usi e costumi dei nativi...”
“Ah sì, ho capito: è Pocahontas, carino!”
“No, macchè, non è Pocahontas, stamme a sentì! C’è lui che è fichissimo, ha lo spirito esploratore, e lo mandano a conoscere i nativi, e cosi lui ci entra in contatto, comincia a conoscere i loro usi e costumi...addirittura si innamora di una dei nativi, che è pure la figlia del capo!”
“Eh....appunto, Pocahontas!”
“No vabbè, ma è diverso, anche lei si innamora, per cui lui sembra entrare a far parte della loro tribù!”
“A me me pare Pocahontas....”
“No, non c’entra niente dai....perchè poi a ‘na certa, siccome questo qui non riesce a portare il risultato a casa, la sua gente decide di passare alla forza bruta e attacca la tribù per prendersi questo minerale! Capito? Quindi....in pratica.... Cazzo, c’hai ragione, è Pocahontas!”

Vabbè, raccontiamo la trama seriamente...
Siamo nel 2154 e una compagnia planetaria terrestre ha deciso che sul pianeta Pandora ci sia una cospiqua presenza di un prezioso minerale che potrebbe risolvere tutti i guai energetici del pianeta Terra. Caso vuole che la maggiore concentrazione di minerale si trovi sotto alcuni punti abitati dai Na’vi, una popolazione locale fatta di esseri umanoidi blu alti oltre tre metri. L’atmosfera non è respirabile, ma la tecnologia fa miracoli. Tramite un meccanismo di simil-transfert è possibile “connettersi” ad un corpo di un Na’vo e manovrarlo come fosse il proprio: un avatar.
Il soldato Jake Sally sfrutterà questa tecnologia per avvicinarsi ai Na’vi e conoscerli, cercando una via diplomatica per risolvere la questione, ma la compagnia non ha cosi tanta pazienza da aspettare...

Diciamoci la verità: Avatar è Pocahontas (e non solo) rimescolando un po’ le carte. Il che lo fa sembrare una trovata un po’ paraculetta, perchè prendere una storia e ri-raccontarla cambiando pianeta e qualche elemento qui e lì è un’operazione che non saprei come altro definire. Anche l’idea degli avatar, se vogliamo sembra un po’ rubacchiata da Matrix.

Il film rimane comunque un must da vedere, se non altro per lo spettacolo cui sottoporrete i vostri occhi. Certo va detto che questo film andrebbe visto al cinema, e non su un 32 pollici casalingo, ma rimane comunque un’opera visivamente straordinaria, una vera orgia per gli occhi.

Apprezzabile sicuramente la vena antimilitarista, anticapitalista e forse anche un po’ ambientalista, ma la cosa rimane abbastanza nascosta dall’eccesso di spettacolo.

Morale della favola, mi è piaciuto? Sì, però.
E’ indubbiamente BELLO, ma il mio è un aggettivo che si ferma unicamente alla dimensione puramente estetica. Pubblicizzato come il film che avrebbe rivoluzionato la storia del cinema, esaltato come per pochi altri film è successo, all’uscita dalla sala la mia sensazione è stata quella di aver visto una cosa già vista. Un collage, ben fatto per carità, di idee già viste e sperimentate.

Insomma, Cameron ha voluto battere strade sicure, senza osare come ha fatto invece tante volte in passato. C’è un po’ di Pocahontas, un po’ di Balla coi Lupi, un po’ di L’ultimo samurai...e se vogliamo c’è anche un po’ di Cameron stesso (The Abyss). Insomma, 15 anni per preparare tutto questo sono forse un po’ troppi.

Dategli un’occhiata, ma senza troppe aspettative. La rivoluzione del cinema non parte certo da Avatar.

“Il più forte mangia il più debole, e nessuno muove un dito.”

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