mercoledì 25 gennaio 2017

Il buono, il brutto, il cattivo


Anni di cinepanettoni e film tutti uguali a se stessi mi fanno sembrare strano crederlo, ma c'è stato un tempo in cui il cinema italiano faceva scuola.
C'è stato un tempo in cui immaginare che un regista italiano potesse vincere un oscar non era cosi fantascientifico.
C'è stato un tempo in cui i nostri film venivano presi come fonte d'ispirazione per un intero genere cinematrografico.
Erano i tempi di Sergio Leone, tanto per dirne uno.

In piena guerra di secessione, tre pistoleri si ritrovano casualmente coinvolti nella ricerca di una cassa piena di dollari d’oro sepolta in un cimitero. C’è chi conosce il nome della tomba, c’è chi conosce quello del cimitero, ma nessuno di loro tre conosce entrambe le informazioni. Volenti o nolenti (ma più nolenti direi...) si ritroveranno a spalleggiarsi l’un l’altro pur di arrivare alla meta.

Questo è, secondo me, il film più bello di tutta la carriera di Sergio Leone, oltre ad essere uno dei più bei film mai prodotti dall’industria cinematografia mondiale (tiè, voglio proprio esagerare oggi).

Considerato come il più significativo esponente del genere spaghetti-western (sì, lo so, è un’etichetta ridicola...), “Il buono, il brutto, il cattivo” si inserisce all’interno di una trilogia di cui fanno parte anche “Per qualche dollaro in più” e “Per un pugno di dollari”. Trilogia per l’appunto detta “Trilogia del dollaro”.

Sia a livello di pubblico sia a livello di critica, fu un successo planetario che ancora oggi rimane uno dei più incisivi di sempre. Tutti gli elementi si incastrano tra loro alla perfezione: costumi, scenografie, sceneggiatura, recitazione...e musiche!

Ciò che lo distingue da tanti altri western dell’epoca è l’uso di tre protagonisti (scelta inusuale per l’epoca), scelta felicissima che dà vita a numerosi spunti che mantengono sempre viva l’attenzione, nonostante la lunga durata.

Alcune scene sono entrate di diritto nella storia, come il famosissimo “triello” finale.

Un film da vedere, ma anche da ascoltare, per le famosissime e bellissime musiche di Ennio Morricone che ha saputo tirare fuori dal cilindro un vero e proprio gioiello di colonna sonora. Questo è sicuramente uno degli aspetti che più mi piacciono di questo regista, che ha sempre considerato le musiche come delle protagoniste e non come elementi di semplice contorno.

A mio modo di vedere nessun Western successivo (compreso lo stesso “C’era una volta il West” dello stesso Leone) è mai riuscito ad eguagliare “Il buono, il brutto, il cattivo”. A ben vedere, il genere Western è morto con Sergio Leone.

Da sottolineare infine la presenza di diversi attori italiani, tra cui Aldo Giuffrè e Mario Brega, che danno grande prova di stare nella parte, anche se ci hanno abituati a film di tutt’altri toni.

Capolavoro.

Curiosità: nonostante sia ambientato nel vecchio West statunitense, il film è stato girato in Spagna.

"Non basta una corda a fare un impiccato."

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