mercoledì 25 gennaio 2017

Rogue One: A Star Wars Story


Vi ricordate le classiche scritte gialle che scorrevano in Episodio IV e che raccontavano di "...Navi spaziali ribelli, dopo aver colpito una base segreta, hanno ottenuto la loro prima vittoria contro il malvagio Impero Galattico. Durante la battaglia, spie ribelli sono riuscite a rubare i piani tecnici dell'arma decisiva dell'Impero, la Morte Nera..."? Ecco, quello.

Jyn Erso (Felicity Jones), la protagonista, è la figlia di Galen Erso, un ingegnere che ha mollato il suo lavoro tecnico per l'impero per ritirarsi a vita privata. Tuttavia l'impero riesce meschinamente ad ottenere il suo aiuto per completare una nuova terribile arma: la Morte Nera. Jyn, insieme ad un manipolo di pseudo ribelli tenterà di rubarne i piani per consegnarli alla ribellione.

Con questo film veniamo a sapere due cose fondamentali che caratterizzeranno Episodio IV: chi sono queste fantomatiche spie ribelli che hanno trafugato i piani della Morte Nera e perchè un'arma del genere sia stata provvista di un meccanismo tanto semplice per essere distrutta...

Per fare una recensione di questo film è necessario togliersi gli occhiali del classico fan di Star Wars. Il film infatti, è bene precisarlo, non è un episodio della saga, ma una storia secondaria, uno spin-off. E questo si evince bene anche nel modo in cui è stato girato.

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Primo marchio di diversità: il film non comincia con le classiche scritte scorrevoli e la classica musica di John Williams.
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Film decisamente più cupo, polveroso e "serioso" rispetto ad episodio VII (con cui verrà inevitabilmente accostato da qualcuno), il ritmo comincia in modo (un po' troppo) lento e non proprio chiarissimo a causa dei tanti nomi di personaggi mai sentiti che vengono pronunciati (soffrendo un po' della sindrome di "Pdor, figlio di Kmer"...), ma fortunatamente poi decolla, acquisendo un ritmo decisamente incalzante.

Non mancano però alcune note negative, prime fra tutti alcuni personaggi che francamente ancora faccio fatica a capire che utilità avessero all'interno della storia.

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Chirrut Imwe (Donnie Yen), il guerriero non vedente, e il suo compagno sono un esempio di quanto ho appena scritto. Presentato come un personaggio potenzialmente affascinante e carismatico, si rivelerà del tutto inutile nel corso della storia.
Stesso dicasi per Saw Gerrera (Forest Whitaker), personaggio affidato ad un attore di peso, ma che di fatto si rivelerà quasi del tutto inutile ai fini della storia.
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Anche un uso eccessivo della CG forse si sarebbe potuto risparmiare. Mi riferisco ad esempio all'implementazione del generale Tarkin. Non potendo farlo interpretare all'attore originale (Peter Cushing è morto), ne è stata fatta una ricostruzione digitale, bellissima...ma eccessivamente esposta a primi piani continui che, alla lunga, rivelano il trucco, oltre a sollevare una certa questione morale sulla riesumazione dell'immagine di attori che, in fondo, non hanno firmato alcun contratto di partecipazione al film.

Detto questo, se siete dei fan guardatelo. E', in fondo, un altro bel tassello del nostro universo preferito.

"La Forza è con me. Sono tutt'uno con la Forza."

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